Non è un problema da poco: quando avverrà l’incontro con una razza aliena con quale linguaggio comunicheremo?
Se il cinema ha già sperimentato una possibile soluzione con Incontri ravvicinati del terzo tipo (Steven Spielberg – 1977), ed il più recente Arrival (regia di Dennis Villeneuve), in passato vi sono stati coloro che hanno pensato di fornire una base linguistica per il dialogo con civiltà extraterrestri.
All’inizio vi fu la proposta incendiaria dell’astronomo austriaco Joseph Johann von Littrow che, nel 19° secolo, pensò che la cosa migliore fosse quella di scavare enormi trincee nel deserto del Sahara riempendole di acqua e kerosene, quindi di dare fuoco ad esse in modo che ET potesse leggere i messaggi dall’alto.
Ben più seria ( e decisamente meno inquinante) fu la scelta di creare un vero e proprio linguaggio, basato su formule algebriche, da parte del matematico tedesco Hans Freudenthal.
Il linguaggio ideato venne chiamato Lincos, descritto dallo stesso autore nel libro Lincos: Design of a Language for Cosmic Intercourse, Part 1 (La seconda parte non venne mai scritta per la morte di Hans Freudenthal avvenuta nel 1990).
Per quanto la comunità scientifica abbia in maggior parte accolto favorevolmente il progetto del matematico tedesco, specie tra quelli appartenenti al progetto SETI, Lincos non è mai stato utilizzato per inviare messaggi nello spazio.
Una critica che è stata fatta a suo tempo da altri esponenti del mondo scientifico e che, in estrema sintesi, per comprendere un linguaggio basato sulla matematica terrestre sia necessario che eventuali alieni debbano condividere gli stessi suoi principi basilari.