Il dipinto di Annibale Marini potrebbe facilmente indurre a credere che ad essere rappresentato è uno scorcio veneziano, invece, come appunto è il titolo del presente articolo, si tratta di uno dei canali di Bologna, il canale di Reno, creato per collegare la città al fiume Po.
Per comprendere questa particolare caratteristica della città di Bologna, ricordando che i canali sono ormai scomparsi sotto l’asfalto delle strade cittadine, bisogna risalire a secoli addietro quando, partendo dall’anno 1272, proprio nel capoluogo emiliano venne edificato il primo filatoio idraulico del mondo per la lavorazione della seta.
A questo impianto, localizzato presso Porta Castiglione sul canale di Savena, se ne aggiunsero ben preso altri che diedero a Bologna il primato di essere uno dei maggiori centri sericoli mondiali.
Come per Venezia, anche i canali di Bologna venivano utilizzati come strade di comunicazione e trasporto delle merci: il canale del Reno unendosi lungo al suo percorso a quello di Aposa, confluiva nel Navile formandone la localizzazione dell’omonimo porto.
Ancora prima di esso un altro porto era stato costruito sul canale di Corticella: la sua presenza, ed il traffico merci diretto verso l’Adriatico settentrionale, ingenerò una guerra con la Serenissima la quale imponeva i dazi su tutte le navi che percorrevano quel tratto di mare partendo da Bologna.
Per quanto possa sembrare incredibile, Venezia venne sconfitta dai bolognesi in una battaglia navale alle foci del Po di Primaro nel 1273.
Di tutta questa storia d’acqua della città di Bologna si sono perse le tracce a partire dagli anni ’50 quando, dietro ad una rivoluzione urbanistica, i canali vennero a mano a mano interrati e di conseguenza dimenticati.