Le sepolture in anfora nell’Antico Egitto

Resti di un bambino sepolto in un vaso. Cimitero di AdaÏma, Egitto (5550 – 2700 a.C.). Foto: Crubezy & Midant  – Reynes / IFAO

 

Gli  archeologi Ronika Power della University of Cambridge, ed il suo  collega Yann Tristant della Macquarie University, hanno  un ipotesi  molto plausibile riguardante le sepolture di neonati, ma anche di  adulti, in anfore.

Si è sempre pensato  che questo  tipo  di  sepoltura erano un ripiego per le  famiglie  più povere le quali, evidentemente, non potevano permettersi  una tomba per i propri  cari.

L’ipotesi  dei  due archeologi  è quella di non trovarsi  di  fronte ad una necessità dovuta alla povertà ma,  anzi, ad un vero  è proprio culto  del  defunto riguardante la sua rinascita.

Un’anfora, in effetti, è di  quanto più simile possa essere interpretato  come un grembo  materno. In questo  caso, raccogliendo in essa le spoglie del defunto, il suppellettile diventa l’utero (o  anche l’uovo) da cui il trapassato  rinascerà nell’aldilà.

I due studiosi rimangono  comunque cauti su  questa loro  idea, lasciandone la conferma ad ulteriori  approfondimenti sul significato  simbolico di  questa particolare modalità di  sepoltura.

 

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