Una miniera nella profondità dell’oceano Atlantico

I noduli  di  manganese scoperti  nella spedizione scientifica in Atlantico nel  gennaio 2015
I noduli di manganese scoperti nella spedizione scientifica in Atlantico nel gennaio 2015

 

Si può dire che è stata una “pesca miracolosa” quella effettuata dagli scienziati a bordo  della nave oceanografica tedesca Sonne, avvenuta nell’oceano  Atlantico, a centinaia di chilometri  ad ovest di Barbados, lo scorso mese di gennaio.

Nella slitta utilizzata per il dragaggio del  fondo oceanico il contenuto non è risultato di natura animale, bensì di natura minerale: sfere di metalli pesanti  delle dimensioni  che andavano da quelle di una pallina da golf a quelle di una palla da softball. Immagini trasmesse dalle fotocamere della slitta hanno mostrato un vasto  campo  di  questi  noduli composti  per lo più da manganese, che risulta essere  il più grande deposito  finora scoperto nell’Atlantico.

Il geologo Colin Devey, responsabile scientifico della spedizione patrocinata dal GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research di  Kiel  (Germania), ha confermato l’eccezionalità del  ritrovamento ribadendo  che, fino  ad oggi, i più grandi  giacimenti di questo tipo  di noduli sono localizzati nell’oceano  Pacifico.

L’età di  alcuni  di questi noduli  può risalire fino  a 10 milioni  di  anni  fa. Considerando  che la loro crescita è di  quasi cinque millimetri ogni milione d’anni,  si può avere uno  spaccato  di  quello  che poteva essere la conformazione geologica dell’ambiente marino  nelle ere passate.

Rimane, comunque, un mistero  di  come si  siano  formate queste sfere.

Insieme al manganese, la composizione delle sfere è costituita da rame, nichel e cobalto. Insieme a questi  elementi  vi è anche la presenza di  quelli denominati come terre rare fondamentali  per la tecnologia utilizzata negli smartphone ed altri  dispositivi elettronici.

Quest’ultimo fattore ha innescato un dibattito sul rischio  ambientale qualora si  decidesse di operare l’estrazione dei noduli  nelle acque profonde degli oceani:  gli stessi  scienziati  della GEOMAR hanno  dichiarato  che, prima di iniziare potenziali azioni  estrattive, bisogna approfondire la conoscenza delle dinamiche ambientali  delle acque profonde degli  oceani.

 

 

 

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