La paurosa tradizione degli “Unni bianchi”

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Se a guardare l’immagine in alto  vi viene in mente di  associarla alle spoglie di un extraterrestre fuggito  dalla famigerata “Area 51”, sappiate che quei poveri  resti  sono  quelli di un uomo vissuto  in un periodo  compreso  tra il 940 ed il 1308 d.C.

Inoltre, a fugare ogni ipotesi  fantascientifica, lo scheletro non è stato  rinvenuto nel  Nevada (sede dell’Area 51) ma in un sito  chiamato “El Cementerio” a nord-est dello  stato  di  Sonora in Messico.

La scoperta risale all’anno 1999, e la caratteristica che risulta subito  evidente, cioè la deformazione del cranio, è stata osservata in altri  reperti scoperti in Afghanistan.

Gli “Unni bianchi”, così veniva chiamata una tribù di nomadi iraniani  e la cui  denominazione corretta è Eftaliti,    si stabilirono in Battriana  (nord dell’Afghanistan). Tra le loro  tradizioni  vi  era quella  di  fasciare strettamente il cranio  dei neonati  al  fine di  farlo  sviluppare in altezza.

A questa consuetudine se ne accompagnava un’altra non meno terribile: arrivati  all’età dell’adolescenza ai  maschi  venivano  praticate profonde incisioni sul volto.

Lo scopo di  questi interventi era uno  solo: rendere temibile alla vista dei nemici  l’apparizione di uomini con la testa a forma di  cono  ed il viso pieno  di  cicatrici.

Forse anche Alien davanti  a tale vista sarebbe fuggito.

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