….l’ultima parte del viaggio fu un’esperienza intensa e stimolante per la fantasia. Grandi vette nude e misteriose si susseguivano senza posa a ponente mentre il basso sole nordico di mezzogiorno o l’ancor più basso sole di mezzanotte, radente l’orizzonte meridionale, rischiarava di luce rossastra le nevi bianche, i ghiacci bluastri, i canali che li separavano e, qua e là, nere chiazze scoperte di pendii granitici. Tra le cime desolate si incanalavano rabbiose ed intermittenti raffiche del terribile vento antartico, le cui modulazioni facevano a volte vagamente pensare a zampogne suonate selvaggiamente…..”
Il brano è tratto dal romanzo Le Montagne della Follia di H.P.Lovecraft in cui, nello stile proprio dello scrittore di Providence, si narra di una spedizione polare e del loro incontro con esseri di un’epoca preistorica.
Quello che però a noi interessa non è tanto la trama del romanzo, se pur emozionante, ma la descrizione minuziosa dell’ambiente dell’Antartide e, in special modo, delle cosiddette valli secche (McMurdo Dry Valleys).
Queste valli sono considerate come le zone più aride del nostro pianeta: circondate dai ghiacci perenni, si estendono su di una superficie pari a 5.000 chilometri quadrati vicino alla costa del Golfo di McMurdo.
L’aridità è la conseguenza dovuta all’azione dei venti catabatici (o venti di caduta) che, spazzando via l’aria umida oceanica, fa diminuire le precipitazioni annuali.
Un’altra caratteristica che contraddistingue questo sistema di valli è quella della presenza di acqua liquida durante la stagione estiva, relativa a quella latitudine.
Ma cosa ancora più importante dal punto di vista scientifico è la scoperta da parte degli scienziati della Nasa di forme di vita ancestrale: non si tratta degli esseri primigeni nati dalla fantasia di Lovecraft, ma di forme batteriche che riescono a sopravvivere nella relativa umidità presente nelle rocce e di altri batteri anaerobici che basano il loro metabolismo su elementi chimici quali lo zolfo e gli ossidi di ferro