Un’altra terra misteriosa che al pari di Atlantide e, fino a prova contraria, non esiste: Crocker Land.
A descrivere il mito questa volta non è il filosofo greco Platone che, nel Timeo, parla appunto della fine di Atlantide avvenuta in una notte, ma di un esploratore americano: Robert Edwin Peary .
Davanti a quella foce che viene chiamata, come dite, Colonne d’Eracle, c’era un’isola. Tale isola, poi, era più grande della Libia e dell’Asia messe insieme e a coloro che procedevano da essa si offriva un passaggio alle altre isole, e dalle isole a tutto il continente che stava dalla parte opposta, intorno a quello che è veramente mare.
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In tempi successivi, però essendosi verificati terribili terremoti e diluvi, nel corso di un giorno e di una notte, tutto il complesso dei vostri guerrieri di colpo sprofondò sotto terra, e l’Isola di Atlantide, allo stesso modo sommersa dal mare, scomparve.(Platone, Timeo)
Nel 1906, di ritorno dall’ennesimo fallimento per raggiungere il Polo Nord, Peary scrisse nel suo diario di bordo di aver avvistato una gigantesca isola nell’artico canadese, a nord di Ellesmere.
L’esploratore diede a questa fantomatica isola il nome di Crocker Land, in onore del banchiere George Crocker finanziatore della sua impresa, descrivendone il paesaggio formato da valli e montagne.
E’ ovvio che Crocker Land è un invenzione, soprattutto per il fatto che in epoca moderna, quindi con la tecnologia attuale, l’isola non passerebbe inosservata, tanto più che già nel 1938 Isaac Schlossbach, pilota ed esploratore, aveva sorvolato la regione non trovando nulla.
Ma allora, ci si chiede, perché Peary abbia inscenato quello che alla fine è solo una menzogna?
In passato, i più malevoli, hanno detto che l’intento di Peary era quello di avere ancora una volta il sostegno finanziario di George Crocker in vista di una successiva spedizione. Cosa discutibile perché nel 1906 il banchiere aveva dirottato la gran parte delle sue risorse per la ricostruzione di San Francisco dopo il terremoto verificatosi nello stesso anno.
Un’altra spiegazione, forse quella più logica, è quella che Peary sia stato vittima di un particolare tipo di miraggio denominato Fata Morgana.
In ogni caso, all’epoca di Peary, era ancora vivo il desiderio di scoprire nuove frontiere del nostro pianeta: allora rimanevano ancora inesplorate alcune zone interne dell’Amazzonia e dell’Himalaya, cos’era di più stimolante se non quello di andare alla ricerca di una nuova terra nei pressi del Polo Nord?
Il 2 luglio 1913,dal Brooklyn Navy Yard, salpò il piroscafo Diana con a bordo la spedizione composta da diversi ricercatori per ogni specifico interesse scientifico, finanziata dalla American Museum of Natural History, insieme alla American Geographical Society, incluse nel suo programma di ricerca anche quello di avvalorare la “scoperta” di Peary.
Crocker Land Expedition: la storia