Wadi Sura II è un’enorme grotta naturale posta sull’altopiano del Gilf Kebir, nella parte egiziana del deserto libico.
La particolarità di questa grotta, scoperta dall’archeologo Massimo Foggini nel 2002, è quella di avere le pareti ricoperte da pitture rupestri risalenti al periodo del Neolitico quando, ottomila anni fa, il clima del Sahara era ancora umido.
Le pitture rupestri (all’incirca cinquemila) rappresentano animali e centinaia di mani umane, con stencil di quelle che potrebbero essere zampe di lucertola e non, come si era ipotizzato in precedenza, mani di bambini.
Ad arrivare a questa conclusione è stata la ricercatrice francese Emmanuelle Honorè: per lei le pitture in esame sono troppo piccole e sottili per essere quelle di un bambino. Per avere conferma alla sua tesi, ha chiesto ed ottenuto l’aiuto della Lille University Hospital (Francia del nord) che ha fornito le misurazioni delle mani di 25 bambini prematuri e di 36 bambini nati normalmente, naturalmente vi è stato il consenso dei genitori che hanno accettato con entusiasmo di contribuire ad uno studio scientifico.
I risultati sono stati positivi, nel senso che le pitture non rappresentavano mani di bambini. A questo punto la domanda posta era quella di scoprire qual era il oggetto utilizzato per gli stencil.
L’analogia con altre pitture rupestri scoperte in altri siti come, ad esempio, quello della Cueva de los Manos in Argentina, in cui zampe d’animale fungevano da modelli, ha portato alla stessa conclusione per quanto riguarda Wadi Sura II.
Rimane ancora da chiarire lo scopo per il quale gli antichi popoli abitanti il Sahara abbiano dipinto le pareti di Wadi Sura II e quelle di Wadi Sura I posto a dieci chilometri più ad est: è probabile che il mondo mitologico raffigurato sia in diretta connessione con i riti ancestrali di quella civiltà.