Una tomba per l’ammiraglio macedone

Schizzo del  sepolcro
Sezione assonometrica del sepolcro

Gli  stessi  archeologi  che nell’agosto  scorso  hanno  scoperto  una grande tomba risalente al IV secolo a.C. ad Anfipoli (Grecia), hanno ipotizzato a chi  poteva essere dedicato un sepolcro di  quelle dimensioni, il più grande finora scoperto in terra ellenica.

La tomba, infatti, è composta da un ingresso monumentale a cui  si  accede attraverso un corridoio  di  cinque metri al  cui  temine vi è una scalinata di tredici  gradini. Il portale stesso è composto  da due pilastri in marmo  con in cima un architrave su  cui  poggiano  due sfingi in marmo  senza testa.

Superato questo primo  portale si  accede ad un corridoio  con pavimento in mosaico e, quindi, ad un altro portale prima dell’ingresso  ad una camera funeraria in cui  sono  stati  rinvenuti i resti  del  defunto  ed il suo  corredo.

L’estate scorsa, quando  la tomba è stata portata alla luce, la notizia veniva riportata come “possibile ultima dimora di  Alessandro  Magno”. Ovviamente nulla di  più errato, anche se il personaggio  lì sepolto  era di  alto lignaggio.

Ed è appunto partendo  dai  resti  ritrovati  nella camera sepolcrale che l’archeologa Katerina Peristeri – allieva di Dimitri Lazaridis, il primo  ad ipotizzare che nella collina di  Kasta, a pochi  chilometri  da Anfipoli, vi era celato un sepolcro – ritiene essere la tomba di Nearco, ammiraglio  macedone ed uno  dei  compagni  più fedeli  di  Alessandro  Magno.

I risultati definitivi  si  avranno il 29 novembre dopo un’analisi  più approfondita delle ossa ritrovate.

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